L'ALTRA EFFICACIA DELLA PREGHIERA

Gesù ha un mucchio di lavoro da fare. Egli deve, secondo quanto ci dice il Vangelo di Marco, andare a PREDICARE IL VANGELO DICENDO: ... IL REGNO DI DIO E' VICINO! CONNVERTITEVI! ....

Non ha dunque neanche un minuto da perdere. L'umanità intera ha bisogno di Lui. Eppure, in apparenza, non sa affatto organizzarsi e perde un sacco di tempo.

Anzitutto, non ha scelto con molta cura il momento della venuta sulla terra. Avrebbe dovuto aspettare che entrassero in servizio il Concorde per spostarsi rapidamente, la televisione per parlare contemporaneamente davanti a milioni di uomini, i cervelli elettronici per classificare le schede degli aderenti, studiarne i “profili”, scoprirne le esigenze, ecc.

Successivamente, la tira per le lunghe prima di mettersi al lavoro. Per trent'anni se ne sta ignorato da tutti, un operaio come tanti altri, senza fare assolutamente niente per creare e sviluppare la sua “immagine di prestigio”. Quando infine decide di mettersi a parlare e ad agire, eccolo esitare sui metodi da adottare. E' “tentato” di scegliere una efficacia puramente umana, quella del potere e della forza. Allora si apparta per pregare il Padre, in lunghi momenti di silenzio. Gli evangelisti ci dicono, simbolicamente, che Egli resta quaranta giorni nel “deserto”.

Quanto tempo perso! E' incomprensibile!

A meno che noi ragioniamo come Lui.

A meno che esista un modo d'agire diverso da quello dei businessmen?

Questo vorrei che tentassimo di capire, riflettendo su alcuni aspetti di quell'”altra efficacia” che è la preghiera.

 

Pregare, a che cosa serve?

Chi di voi, un giorno o l'altro, non ha detto o pensato: “PREGARE, A CHE COSA SERVE? CHE COSA CI DA'?”

La domanda è mal posta fin dall'inizio, sottintendendo la riduzione del problema ad un piccolo atto commerciale: tentare di ottenere da Dio il massimo, per sé e per gli altri. Vuol dire ragionare come un uomo d'affari, che cerca di estendere le sue conoscenze per mettersi al sicuro in ogni evenienza.

Conosco molte personalità altolocate, riuscirò sempre a cavarmela”, e se posso infilare anche Dio tra queste conoscenze, allora sono tranquillo, Egli mi farà andar bene l'esame, trovare lavoro se sono disoccupato, mi guarirà se sono malato. Su mia semplice domanda, farà vincere il mio candidato alle elezioni, riporterà la pace dove c'è la guerra, ecc. Gli do fiducia, mi rimetto totalmente a Lui.

Una simile deformazione della preghiera si porta appresso gravi conseguenze. Non solo smobilita, ma al limite diventa addirittura oppio.

In generale, se i nostri rapporti con Dio si stabiliscono su queste basi fin dai primi momenti, essi sono completamente snaturati, come una dichiarazione d'amore che cominciasse con le parole: “COSA MI DAI?”, e di cui in sostanza, l'intensità del “ti amo” fosse proporzionale a ciò che si è ottenuto. In questo caso, non c'è nessun amore per l'altro, ma unicamente per sé. Mi amo a tal punto che cerco di utilizzare il più possibile l'altro a mio vantaggio.

 

Pregare, vuol dire prima di tutto “essere presente”, gratuitamente, per Dio.

Pregare, vuol dire comportarsi esattamente all'opposto. Il punto di partenza è totalmente GRATUITO.

Invece, bisogna pur ammetterlo, noi siamo sempre più dominati dal desiderio di “avere”, di “possedere”; siamo sempre più prigionieri, alienati dalla società, che, nel suo complesso, è organizzata in funzione del profitto, al punto che diventiamo ogni giorno sempre più incapaci non solo di vivere, ma di comprendere la gratuità, e dunque l'amore autentico. Facciamo un esempio.

Signore, non vi è mai successo in casa, una sera, mentre siete indaffarate a rigovernare le stoviglie, o che so io, di sentire vostro marito dire: “Piantala un po' lì, vieni qui con me!”. Voi esitate: con tutto quel che c'è da fare... Tanto più che, lo sapete per esperienza, quando gli sarete vicina, dopo un momento ricomincerà a sfogliare il giornale od a guardare la televisione, in apparenza completamente indifferente alla vostra presenza. E voi a mugugnare: “Con tutto il lavoro che ho, sto qui a perdere tempo!”. No, non è tempo perso. Perchè? Perchè, se è vero che lavorare, “agire” per i bambini, il marito, il prossimo è prova d'amore, è altrettanto vero che c'è un'altra prova d'amore, NON “FARE” QUALCOSA PER IL PROSSIMO, MA “ESSERE” PRESENTE, GRATUITAMENTE, PER LUI. Offrire al prossimo il dono più prezioso, quello del proprio tempo, della propria vita, di tutto il proprio essere, nella infinita consistenza di alcuni istanti di presenza totale.

Ed è proprio a questo livello che si localizza la preghiera. Raccogliersi, nel significato profondo del termine, vuol dire prendere in mano tutta la propria vita, quella del proprio corpo, del proprio cuore, del proprio spirito, per presentarsi totalmente, liberamente e gratuitamente a Dio, ESSERE PRESENTI, PER LUI.

Allora, ma solo allora, si è sulla buona strada per capire la vera efficacia della preghiera. Una duplice efficacia:

- ci trasforma,

- ci rende forti per l'azione.

 

La preghiera ci trasforma

Permettetemi un altro esempio. Io abito in riva al mare. D'estate, la spiaggia è colma di una folla immensa. E spesso dico ai giovani, la cui grande preoccupazione è di abbronzarsi: “Come fate per riuscirci? Vi allungate sulla sabbia, quasi nudi, per esporre tutto il vostro corpo ai raggi del sole. Restate immobili, perchè se vi muovete abbronzate meno velocemente, e... vi sembra che non succeda assolutamente niente. Tuttavia, quando vi togliete il costume, vi rendete conto della differenza. Siete diventati più scuri!”. Beh, la preghiera, e soprattutto la contemplazione, sono qualcosa di simile. Essere capaci, in sostanza, di fermarci, foss'anche per pochi istanti, spogliati di tutto ciò che è artificiale in noi, i “vestiti” ed i travestimenti, e presentarci nudi ed immobili davanti a Dio per LASCIARCI ABBRONZARE AL SOLE DEL SUO AMORE. Si ha la stessa impressione che non succeda niente, che si perda il proprio tempo, ma non si perde mai tempo ad amare ed a lasciarsi amare, perchè l'amore dà la vita.

Nella preghiera, Dio ci dà la sua VITA.

Qualche tempo fa, discutevo con un ragazzo la cui giovinezza non è stata esemplare (ed è il meno che si possa dire). Adesso ha incontrato una ragazza che lo ama profondamente. Stupito nel vederlo così cambiato, diventato un altro, gli dico: “Ma cosa ti ha fatto, la tua piccola?” - “Niente” - mi dice - “mi vuol bene!”. Un amore, quando ci tocca, ci trasforma. Quando l'Amore di Dio ci “tocca”, ci libera e ci ri-crea.

Chi può abbronzarsi se rifugge dal sole? Chi può rinnovarsi nel profondo se sfugge all'Amore infinito di Dio?

 

 

La preghiera ci rende forti per l'azione

Ci sono, nel mondo, due tipi di energia capaci di decuplicare, centuplicare le forze dell'uomo animandone le azioni e le lotte:

  • da un lato, l'interesse, l'ambizione, l'orgoglio, l'invidia, ecc., che sono tutte manifestazioni dell'amore di sé;

  • dall'altra parte, l'amore dell'altro e del prossimo, che sono, coscientemente o no, amore di Dio.

Ma l'amore egocentrico ci tiene abbarbicati al nostro io a spese del prossimo, lo distrugge, distrugge il mondo e distrugge noi stessi.

Solo l'amore autentico, concretizzato dal servizio verso il prossimo – individuale e collettivo – edifica la persona ed il mondo.

Pregare, vuol dire accogliere in noi l'energia AMORE– la grazia, dicono i teologi.

Pregare, significa sempre, quale che sia la forma della preghiera, andare ad abbeverarsi alla sorgente dell'Amore: DIO. “Dio è amore”, ci dice san Giovanni.

Questo Amore, ci unifica nel profondo,

ci converte, cioè ci riporta dal nostro io al prossimo,

ci spinge verso i fratelli, ci getta nella lotta, per un mondo migliore. Perchè quel che contraddistingue il cristiano, non è la scelta tra la lotta od il rifiuto della lotta (problema falsamente posto), ma l'amore come radice, come lievito della lotta contro l'egoismo, in noi, nel prossimo ed in tutte le strutture della società.

 

La preghiera non smobilita l'uomo, lo manda al combattimento

Cerchiamo soprattutto di non ragionare come dei pagani. Non lasciamoci andare a credere che la preghiera risolva magicamente tutti i problemi; che Dio, a nostra richiesta, venga a smantellare miracolosamente gli ostacoli lungo il nostro cammino, come un padre dicesse al figlio: “Lascia stare, ci penserò io a fare questo lavoro al posto tuo, tu non sai cavartela, ti stancherai inutilmente!”, perchè Dio sarebbe allora uno spaventoso paternalista che ucciderebbe in noi l'uomo in cui dobbiamo realizzarci. Non ci rispetterebbe, dunque non ci amerebbe.

La preghiera non ci dispensa dallo sforzo. Essa non ci pone in una beata attesa dell'intervento di Dio, Ci rimanda invece alla vita, ma ci rimanda più agguerriti PERCHE' LA NOSTRA DEBOLEZZA HA SPOSATO LA FORZA STESSA DI DIO. Gli ostacoli restano, e salvo eccezioni, non sono cambiati. Siamo noi che, grazie a Dio, siamo cambiati, e che ora possiamo affrontare la nostra battaglia di uomini, e vincere.

Gesù Cristo non ha perso tempo nel deserto, mentre pregava il Padre. Egli lasciava che in Lui crescesse l'AMORE. Grazie a questo AMORE, ha salvato il mondo.

E noi, in mezzo a questa vita frenetica che ci scombussola e distrugge, in mezzo a tutte le tentazioni delle false efficienze e delle false conquiste, sapremo “lasciarci condurre nel deserto?”. Sapremo far silenzio per qualche minuto durante la giornata, magari mentre aspettiamo l'autobus, o mentre il semaforo resta bloccato un'eternità sul rosso; per qualche minuto alla sera, dopo aver spento la televisione, od al mattino mentre andiamo al lavoro? Sapremo raccoglierci e metterci nella coordinata di Dio per ricevere il suo amore?

Altrimenti, saremo sempre più degli SCOORDINATI.

Se invece sapremo farlo, scopriremo nella nostra vita UN'ALTRA EFFICACIA, LA PRODIGIOSA EFFICACIA DELLA VERA PREGHIERA.

 

Michel Quoist